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Garlasco, dopo il Dna ora si cercheranno impronte su thè, Fruttolo e cereali


BOLOGNA – Dalle analisi per trovare il Dna non è emerso quasi nulla (se non il Dna di Alberto Stasi sulla cannuccia delll’estathè, ma non è una notizia) o comunque nessun colpo di scena, ma il giudice potrebbe decidere che i rifiuti contenuti nel sacchetto della spazzatura di casa Poggi vadano analizzati anche alla ricerca di eventuali impronte digitali. E questa decisione potrebbe arrivare già domani, 23 luglio, giorno in cui è fissata un’altra udienza dell’incidente probatorio in corso al Tribunale di Pavia nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio di Garlasco che vedono indagato Andrea Sempio, a 18 anni dai fatti, accusato di aver ucciso in corso con altri la 26enne Chiara Poggi. In pratica, dunque, gli stessi oggetti che erano nella spazzatura e sono stati già vagliati in cerca di tracce di Dna, ora potrebbero essere rivisti con un altro tipo di accertamento. Obiettivo: capire se ci siano tracce e impronte. Dalle prime verifiche, infatti, sembrerebbe essere emersa la possibile presenza di una traccia papillare sulla confezione di thè freddo. Qualcuno che potrebbe aver toccato quella cose la mattina del delitto, il 13 agosto 2007? Qualcuno che abbia fatto colazione con Chiara prima di ucciderla? Il thè lo avrebbe bevuto Stasi, fidanzato della vittima e condannato in via definitiva per il delitto nel 2015, ma lo avrebbe consumato la sera prima, quando i due ragazzi hanno mangiato insieme una pizza a casa Poggi.

A occuparsi di queste nuove analisi sarà il perito dattiloscopista Domenico Marchigiani, che dovrebbe ricevere proprio domani mattina l’incarico, da parte del gip Daniela Garlaschelli, per eseguire nuove analisi sulle impronte rilevate nel 2007 sulla scena del delitto di Chiara Poggi. E questi accertamenti potrebbero appunto essere estesi anche alle confezioni di tè, cereali e Fruttolo che erano nel cestino. E ai fogli di acetato su cui, all’epoca, furono repertate tracce papillari.

Intanto, è emersa la circostanza che la ‘famosa’ traccia ’33’, quella trovata sul muro lungo le scale che portano alla taverna (proprio dove è stata gettato il cadavere di Chiara) e attribuita dalla Procura ad Andrea Sempio non sarebbe più in alcun modo analizzabile. Gli avvocati della famiglia Poggi avevano chiesto di poterla analizzare per escludere la presenza di materiale biologico. Ma la Procura ha rigettato la richiesta di analisi su quel campione, spiegando che la traccia (grattata via dal muro nel settembre 2007 quando venne staccato un pezzo di intonaco) è stata “interamente utilizzata” e quindi non può essere soggetta a nuove e ulteriori verifiche di tipo biologico. Quello che i Poggi volevano dimostrare, escludendo la presenza di sangue, era che si trattasse di una impronta vecchia, precedente al delitto e lasciata magari da Sempio (se la corrispondenza verrà confermata) ma al di fuori del contesto dell’omicidio.

Gli accertamenti genetici di cui si sta occupando la perita Denise Albani (nominata dal giudice) dovrebbero ripartire ai primi di agosto: sono gli accertamenti che hanno portato a emergere la presenza di un profilo di Dna maschile ignoto (ribattezzato ‘Ignoto 3’) nella bocca di Chiara Poggi. Notizia che ha suscitato grande clamore, anche se molti dei consulenti coinvolti nel lavoro dell’incidente probatorio hanno invitato alla cautela sottolineando la possibilità che si tratti di una contaminazione e che appartenga a qualcuno dei tanti presenti all’autopsia della giovane. La traccia trovata in bocca non era su un tampone, ma su una garza non sterile, e anche questo apre il campo a dubbi e possibili errori e imprecisioni. Per cercare di attribuire quel Dna a qualcuno, verrà prelevato il Dna degli operatori che hanno avuto a che fare con il corpo senza vita della giovane, ma anche ad amici e conoscenti di Chiara Poggi e del fratello Marco oltre che di Sempio, accusato ora di omicidio in concorso con altri. Un’altra questione da sbrogliare è il Dna trovato sotto le unghie della vittima, dove oltre a quello di Sempio (e stavolta la nuova consulenza della Procura sosterrebbe che non si tratta di una traccia mediata dall’utilizzo dello stesso computer ma una traccia da contatto) è stato trovato anche un altro Dna maschile (‘Ignoto 2’).

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