BOLOGNA – Quelle ossa possono essere di Emanuele Orlandi? A dirlo sarà l’esame del Dna che verrà effettuato sullo scheletro trovato nei giorni scorsi nel padiglione chiuso dell’ospedale San Camillo. Da una lato, ogni volta che a Roma vengono ritrovate delle ossa il pensiero corre subito a Emanuele Orlandi, la ragazzina scomparsa il 22 giugno 1983. Dall’altro lato, la suggestione in questo caso deriva anche dalle parole di Sabrina Minardi, che aveva parlato di un luogo vicino al San Camillo, dalle parti di piazza San Giovanni di Dio. Sabrina Minardi era l’ex amante di Renatino De Pedis. La sua testimonanza, però, era stata ritenuta non attendibile dalla Procura. L’avvocata Laura Sgrò, che difende il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, ha parlato di “ipotesi suggestiva alla luce della testimonianza di Sabrina Minardi” e ha detto: “Aspettiamo la comparazione genetica con il Dna di Emanuela, in possesso della procura”. Il fratello di Emanuela Orlandi, sui social, si è augurato che non lo siano: “Ogni volta che si trovano ossa per Roma sembra debbano appartenere per forza a Emanuela. Speriamo di no”.
A trovare le ossa al San Camillo è stato un operaio della ditta incaricata dei lavori di ristruttrazione in corso al nosocomio. Erano nel padiglione Monaldi de Sanctis, chiuso e inagibile da tempo. L’operaio che le ha trovate ha notato resti di ossa umane nel vano di uno degli ascensori al piano terra, in mezzo ad altri rifiuti di vario genere. Secondo il primo esame esterno le ossa potrebbero avere tra i tre e gli otto anni. Quel padiglione, negli anni scorsi, ha ospitato clochard e tossicodipendenti. L’ipotesi più probabile è che le ossa appartengano a una di queste persone.
Aspettiamo la comparazione genetica con il Dna di Emanuela, in possesso della procura”, ha detto al Giornale Laura Sgrò, l’avvocata di Pietro. “Certo è un’ipotesi suggestiva, alla luce proprio della testimonianza della Minardi confermata in parte dalle indagini svolte dalla squadra mobile”, ha aggiunto.
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