CIVITAVECCHIA – Amedeo Maiuri è stato un archeologo italiano, il cui nome è legato agli scavi di Pompei e Ercolano, che condusse per quasi quarant’anni nel ruolo di soprintendente alle Antichità della Campania. Collaterale all’attività di archeologo fu quella di scrittore e di pubblicista. In tale veste, collaborò spesso con il Corriere della Sera. Sul quotidiano milanese, il 15 luglio 1959 pubblicò un denso articolo intitolato “Scoperto a Civitavecchia il salone delle Terme di Traiano. Era la sede di una biblioteca”. Nel sottotitolo si affermava che “Ora bisogna provvedere affinché le acque fumiganti degli antichi calidari non rodano le fondamenta delle strutture superstiti”. Nell’articolo, Maiuri riassume le vicende storiche di Centumcellae dalla fondazione traianea: “Traiano ebbe in animo di creare a Centumcellae un porto sussidiario di quello malsicuro scavato da Claudio ad Ostia”. Ricorda la presenza di Plinio nella villa imperiale “non per un soggiorno di riposo e di ozio letterario, ma per far parte di un collegio di giuria nella discussione di alcune cause che, per essere state deferite all’imperatore, dovevano essere dall’imperatore discusse e giudicate”. Plinio, sbrigati gli affari giudiziari, riveste i panni dello scrittore romantico e “apre gli occhi in giro”: “La villa di Traiano era in un luogo splendido; cinta alle spalle di verdi campi e di selva, si affacciava sul porto proprio di faccia alla duplice imboccatura che si veniva in quei giorni costruendo. E Plinio ci fa assistere dalle finestre e dalle logge allo scarico dei pesanti macigni che venivano portati su grossi zatteroni; macigno su macigno fino a veder affiorare la cresta dei moli e la scogliera dell’isolotto contro cui già s’infrangevano i marosi sollevati dal vento di scirocco”. L’occasione per Maiuri di occuparsi di Centumcellae, fu data dalle ultime scoperte che il suo collega Renato Bartoccini, sovrintendente dell’Etruria meridionale, stava conseguendo alle Terme di Traiano: “gli scavi ripresi ora dal Bartoccini hanno messo in luce una grandiosa sala che, per la sua particolare conformazione, ha tutta l’aria di essere una biblioteca prospiciente su un arioso peristilio; così neanche a Centumcellae Traiano veniva meno alla buona usanza di dotare gli edifici pubblici d’una buona biblioteca”. Alla fine dell’articolo, Amedeo Maiuri indicava quali interventi avrebbero dovuto essere realizzati: “Oggi il colle denudato dallo scavo appare spoglio e deserto e le acque fumiganti dagli antichi calidari non servono che a cuocere e a rodere le fondamenta delle grandi sale. L’opera dello scavatore non basta: occorre canalizzare e consolidare muri e volte se non si vuole che le acque, dopo aver deterso gli umani malanni, provochino il crollo delle strutture superstiti. Fra il Comune che vuole utilizzare le acque per un moderno stabilimento e lo Stato che deve conservare l’antica terma, non sarà difficile trovare un giusto componimento”. Il grande archeologo conclude il suo articolo “osando fare” due raccomandazioni al collega: “la prima è che una folta cintura di piante e cespugli cresca intorno alle rovine, si da non far troppo rimpiangere la verde veduta che aveva rallegrato gli occhi di Plinio nella villa di Traiano”. La seconda, che è ancora oggi particolarmente attuale, è quella “che in una stanza della nuova terma, accanto ai quotidiani e ai rotocalchi, ci sia anche qualche buon libro stampato per non dover troppo arrossire visitando la grande sala della biblioteca della terma di Traiano”. In nome di Traiano una grande biblioteca della città. ©RIPRODUZIONE RISERVATA |