ROMA – Non era la prima volta che tentavano di evitare uno sfratto facendo il ricorso al gas. Lo avevano già fatto non una ma due volte, un anno fa, sempre per protestare contro lo sfratto: avevano riempito la casa di gas aprendo delle bombole. I tre fratelli che questa mattina hanno causato la terribile esplosione nel casolare di Castel d’Azzano, in provincia di Verona, sono allevatori e agricoltori: si chiamano Franco, 64 anni, Dino e Maria Luisa, 58 anni. Dino e la sorella sono stati fermati subito, mentre Franco si era allontanato dopo lo scoppio ma è stato rintracciato in mattinata.
Se i precedenti di un anno fa non aveva causato morti e feriti, il campanello d’allarme c’era tutto. Oggi si è verificata una detonazione fortissima, che ha tolto la vita a tre Carabinieri che si trovavano sul posto per l’intervento. L’intero casolare, di due piani, è crollato travolgendo i militari e gli agenti e ha preso fuoco. L’immobile, hanno spiegato i Vigili del fuoco, era stato riempito di gas e l’esplosione è stata innescata quando è stata aperta la porta d’ingresso. In casa sono state recuperate 5 bombole, collocate in più stanze.
IL CASOLARE SENZA GAS E SENZA LUCE
I tre fratelli dovevano asciare la loro abitazione di via San Martino, perché era scattato lo sfratto esecutivo, emanato dal tribunale di Verona. Il casolare (che questa mattina è esploso ed è rimasto completamente distrutto) si componeva di una vecchia casa con annessa stalla. La situazione, stando ai racconti dei vicini riportati dall’Agi, era disastrosa: All’agenzia AGI, un vicino di casa dei fratelli Ramponi ha raccontato: “Sapevamo che la situazione era disastrosa. Vivevano orma senza elettricità e senza gas. I vicini hanno detto: “Sapevamo tutti che era una situazione difficile, già in 4/5 occasioni avevano preannunciato il peggio. Adesso che gli avevano pignorato tutto, dicevano: ‘Piuttosto che lasciare casa ci facciamo saltare in aria‘”.
Quella di questa notte (l’esplosione si è verificata alle 3) era una perquisizione, ha spiegato il procuratore capo di Verona Raffaele Tito: “Io avevo ordinato una perquisizione”, ha dichiarato ai microfoni di Mattino 5, spiegando che “le forze dell’ordine sono entrate per cercare molotov”. Probabilmente un tentativo di verificare la situazione all’interno della casa e poi risolvere una volta per tutte una situazione che non poteva più rimanere così com’era.
COSA ERA SUCCESSO UN ANNO FA
A ottobre 2024, l’ufficiale giudiziario si era presentato per avere libero accesso alla proprietà e verificare la stima fatta con il prezzo posto a base dell’asta giudiziale (così sarebbero poi potuti venire e vedere l’immobile i potenziali acquirenti interessati all’asta). I toni si erano scaldati, nella stalla c’erano ancora gli animali. L’ufficiale giudiziario alla fine aveva rinunciato a entrare in casa.C’era poi stato un successivo intervento, nel novembre 2024, quando l’ufficiale giudiziario era tornato accompagnato da carabinieri, vigili del fuoco e mezzi pesanti per caricare trattori e attrezzi per l’allevamento e le vitelle. Franco e Maria Luisa avevano opposto resistenza, salendo sul tetto. Ne erano seguite ore di tensione e trattative che non hanno avuto esito. Il fratello Dino aveva riempito la casa di gas aprendo le bombole. I fratelli avevano anche minacciato di darsi fuoco.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it