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Caso Pierina, è scontro tra le parti, Bruzzone: “Qui si tenta di inquinare il clima processuale”


RIMINI – Louis Dassilva si è presentato nel tribunale di Rimini elegante, in giacca celeste e papillon, e più volte ha incrociato gli sguardi d’intesa con la moglie Valeria Bartolucci, in aula per dargli conforto. Presenti anche tutti i figli della vittima, Pierina Paganelli, uccisa nell’ottobre 2023, mentre assente l’altro nome noto della vicenda, Manuela Bianchi, nuora dell’anziana accoltellata ed ex amante dell’imputato.

LA SECONDA UDIENZA, COSA È SUCCESSO

Oggi si è conclusa la seconda udienza davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Rimini del processo per l’omicidio di Pierina Paganelli che ha, come unico imputato, il vicino di casa Dassilva, amante, all’epoca dei fatti, il 3 ottobre 2023, di Manuela Bianchi, oggi sua principale accusatrice. Si è partiti con quattro punti messi a segno dall’accusa: ovvero con il rigetto, da parte della Corte, delle quattro questioni preliminari sollevate dalla difesa nell’udienza precedente, su nullità dell’incidente probatorio di Manuela Bianchi; nullità del decreto che dispone il giudizio- perché non sarebbero state fornite alla difesa alcune intercettazioni- nullità delle aggravanti così come formulate dall’accusa e infine nullità delle intercettazioni ambientali nella sala d’aspetto della questura di Rimini, quando si sono registrati i dialoghi intercorsi tra l’ex amante Manuela Bianchi e l’imputato Louis Dassilva. Respinta infine anche la richiesta da parte della difesa di ammissione al rito abbreviato, condizionato o semplice.

MANUELA BIANCHI TRA I TESTIMONI? DECISIONE RINVIATA

Si è quindi aperto il dibattimento vero e proprio: in conclusione, accolti i testimoni, la Corte si è riservata la decisione sulla decisione di risentire Manuela Bianchi e sull’eventuale confronto con l’imputato. La prossima udienza è stata fissata il 10 novembre per l’audizione dei primi testimoni. Tra quelli richiesti dalla difesa, oltre alla prima, Manuela Bianchi, c’è Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva, richiesta come seconda teste. Il terzo è Loris Bianchi, fratello di Manuela. Quarta è la figlia di Manuela Bianchi e nipote della vittima, Saponi Giorgia. Il quinto Giuliano Saponi, figlio di Pierina Paganelli e marito di Manuela Bianchi. Tra i testi citati dalla difesa anche gli altri due figli, di Pierina, Giacomo e Chiara Saponi. Saranno loro i primi testimoni che la corte ascolterà dal prossimo 10 novembre.

DENUNCIATA VALERIA BARTOLUCCI: “MESSA IN PIEDI UNA STRATEGIA MEDIATICA PER GETTARE FUMO NEGLI OCCHI”

Ma a tenere banco in questi giorni, più che gli sviluppi processuali, sono gli scontri, a suon di denunce, tra le parti. I legali dei familiari della vittima hanno infatti da diverso tempo portato avanti un esposto-querela contro i “leoni da tastiera” che, nelle diverse fasi delle indagini, hanno attaccato di volta in volta i diversi membri della famiglia, sostenendo al contempo la tesi dell’innocenza del senegalese accusato dell’omicidio. Ma non solo cittadini comuni e per lo più estranei alla vicenda: tra le persone denunciate ci sarebbe anche Valeria Bartolucci, moglie di Dassilva, per le frasi proferite sui social contro di loro ma anche per aver promosso una sorta di strategia mediatica precisa. “Da una parte – ha commentato infatti alle pagine locali del quotidiano “Il Resto del Carlino” l’avvocata Monica Lunedei– c’è il dolore dei familiari già tangibile per la tragedia avvenuta, senz’ altro acuito da questi commenti. Dall’altra è stata in atto una strategia mediatica che emersa dagli atti di indagine. L’abbiamo intuita dalle intercettazioni dei colloqui in carcere tra Dassilva e la moglie. Ma l’abbiamo vista anche in tv e su alcuni canali YouTube che hanno ottenuto dai consulenti di difesa informazioni distorte e parziali”. In particolare, la moglie di Dassilva sarebbe responsabile di aver diffuso insinuazioni fuorvianti: “La stessa Bartolucci– punta infatti il dito Lunedei – ripete da mesi di essere certa che gli assassini siano stati due o tre. Tutte assurdità messe in rete con un preciso intento di influenzare il processo e gettare fumo negli occhi”.

LA CONSULENTE BRUZZONE NON CI STA, PRONTA A DENUNCIARE LUNEDEI PER LE “ACCUSE GRAVISSIME E INFAMANTI”

Ma la tesi della strategia mediatica sostenuta dai legali dei figli di Pierina Paganelli ha sollevato non pochi malumori tra i consulenti stessi di Dassilva. La prima ad alzare la voce e ad adire a vie legali è Roberta Bruzzone, la nota psicologa criminalista che spesso è intervenuta come ospite in diverse trasmissioni televisive per discutere anche del caso di Pierina Paganelli.

“Ho ritenuto doveroso intervenire con la massima chiarezza rispetto alle gravissime e totalmente infondate accuse recentemente diffuse dall’avvocato Monica Lunedei”, ha chiarito la criminologa consulente tecnico del team della difesa di Dassilva. Nel mirino di Bruzzone le dichiarazioni relative ad un ipotetico ruolo dei consulenti della difesa, che avrebbero suggerito a Valeria Bartolucci cosa dire per creare una strategia mediatica. Dichiarazioni che “attribuiscono alla difesa condotte potenzialmente penalmente rilevanti e del tutto prive di qualsiasi riscontro fattuale- prosegue la criminologa- costituiscono un atto di inaudita gravità e rappresentano un tentativo inaccettabile di delegittimazione professionale nei confronti di chi sta operando con rigore e trasparenza in un processo complesso e delicato”.

Dunque “Sono accuse infamanti, prive di fondamento e lesive dell’onorabilità di tutti i professionisti coinvolti. Per tali ragioni, provvederò immediatamente ad adire le sedi competenti giudiziarie- assicura Bruzzone- affinché venga ristabilita la verità dei fatti e tutelata la reputazione dell’intero collegio difensivo di cui faccio parte come consulente principale”. E ancora “È inammissibile che, a ridosso dell’apertura di un processo tanto rilevante e sensibile, si tenti di avvelenare il clima processuale con dichiarazioni diffamatorie e strumentali. Simili comportamenti- conclude- oltre a violare i principi di lealtà e correttezza, rischiano di compromettere il sereno svolgimento dell’attività giudiziaria, che dovrebbe restare orientata esclusivamente all’accertamento della verità”, aggiunge.
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