ROMA – “Non ci sarà. O alla base o in Parlamento verrà cancellata”. Così Matteo Salvini chiude, parlando ad Agorà Rai Tre, il “caso” affitti brevi. Dal 2026, le locazioni brevi rischiano una stangata fiscale: l’aliquota dovrebbe passare dal 21% al 26%. In pratica, mezzo milione di case vacanze e B&B vedrebbero aumentare di cinque punti la tassazione sui redditi da affitto. La misura, inserita nel disegno di legge di Bilancio, colpirebbe in modo immediato: l’aumento scatterebbe anche sulle ritenute operate dai grandi portali online, come Airbnb e simili.
L’articolo 7 del Ddl riscrive una norma già ritoccata due manovre fa dal Governo Meloni, cancellando l’eccezione che permetteva di mantenere il 21% per un solo immobile locato. Con la nuova formulazione, tutti i redditi da affitti brevi verrebbero tassati al 26%, senza sconti. Resterebbe quindi solo la possibilità di optare per la “cedolare secca” con aliquota unica più alta, mentre dal quinto immobile in poi – come già previsto – l’attività diventerebbe di tipo imprenditoriale.
Ma la norma, nata già sotto il segno delle tensioni nella maggioranza, ha poche probabilità di sopravvivere al passaggio parlamentare, come dice Salvini.
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