BOLOGNA – Perchè tutti da mesi si stanno occupando del giallo di Garlasco? Da mesi se ne parla ovunque, in televisione, sui social. E sempre più persone, molte di più di quelle che normalmente sono ‘ipnotizzate’ dalla cronaca nera, si reinventano esperti, commentano, dicono la loro. Come mai? Il caso, per cui nel 2015 è stato condannato in via definitiva l’ex fidanzato di Chiara Poggi Alberto Stasi, non è mai stato considerato realmente ‘chiuso’, perchè c’è sempre stata un’ampia fetta di pubblico rimasta convinta che la condanna di Stasi sia stata sbagliata e che non fosse lui il vero colpevole. E nel febbraio scorso, la Procura di Pavia ha riaperto le indagini. Ancora una volta. Indagando (per la terza volta) per un omicidio commesso 18 anni fa Andrea Sempio, all’epoca dei fatti 19enne caro amico di Marco Poggi, fratello della vittima.
Ecco cosa ha detto questa mattina a Radio 24 Massimiliano Panarari, professore di Sociologia della comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia. Secondo il sociologo, da un lato c’è “la dimensione tragica, ma molto presente nell’umanità, di curiosità ossessiva, morbosa, che c’è rispetto alla vicende di crimine, alla cronaca nera, quello che è il true crime, che è anche una dimensione di evasione”. Ma dietro il ‘successo’ di Garlasco non c’è solo questo. Secondo il sociologo è una ‘palestra’ per tutti noi, dove si analizza qualcosa di pericoloso da una posizione di comfort perchè poi tanto, di fatto, è una situazione che non riguarda davvero noi. Ecco cosa dice Panarari: “Il cervello è abituato a cercare i segni di pericolo con quelle che gli psicologi chiamano ‘preparament figuries’. Ecco che la cronaca nera diventa una sorta di grande palestra rispetto alla quale si individuano segni di potenziale pericolo, e soprattutto ci si inserisce in una condizione di senso di controllo, si vede, si pensa, si analizza, si guarda quello che accade e quella cosa non è accaduto a noi. Il true rime diventa una sorta di zona di comfort epistemico, il pubblico viene aiutato a comprendere quello che non è comprensibile, a collocarlo in un contesto razionale, padroneggiabile, che supera il disordine sociale. Perchè il crimine è elemento di dissoluzione dell’ordine sociale”. Questo procedimento normalmente fa sì che “il disordine venga riportato a una dimensione comprensibile e così neutralizzato”. Nel caso di Garlasco, però, questo non è avvenuto perchè il giallo non ha ancora trovato una soluzione. “Questa vicenda – dice il sociologo- incredibilmente non è ancora approdata ad una definizione vera e proprio”. E proprio la sua non soluzione porta il pubblico ad appassionarsi sempre più.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it


