ROMA – Il 4 novembre i cittadini di New York voteranno per eleggere il nuovo sindaco. Il presidente Trump, ormai da mesi, sta facendo di tutto per non far eleggere quello che, lo dicono i sondaggi, al momento è in testa: il giovane Zohran Mamdani. Nato a Kampala, in Uganda, il 18 ottobre 1991 da Mahmood Mamdani, professore di studi post-coloniali presso la Columbia University, ugandese di nascita ma originario del Gujarat e di religione musulmana, e Mira Nair, celebre regista indiana originaria del Punjab e di religione induista. Mamdani, gratta gratta, rappresenta tutto quello che la destra guarda con orrore: un immigrato, musulmano pure con idee socialiste. E non fa niente che è cittadino americano, Mamdani non deve vincere perché la sua elezione metterebbe in crisi e potrebbe incrinare il castello di menzogne, il terrorismo psicologico che il popolo Maga del presidente Trump sparge ai quattro venti, e che è arrivato anche da noi.
Addirittura Trump si è affidato al vecchio trombone per tutte le stagioni, il democratico Andrew Cuomo, ieri suo nemico oggi no, e sta cercando di farlo eleggere contro tutto e tutti. Ma i sondaggi continuano a sfornare lo stesso adagio: Mamdani è sempre primo. E Trump, e i suoi seguaci, sono andati fuori di testa. Così hanno cambiato strategia, cominciando a dire e a presentare New York come una città infernale, in mano ai criminali, strapiena di immigrati illegali e fuorilegge, che soltanto loro possono salvare e redimere. Il giovane Mamdani, al contrario, continua la sua campagna elettorale e si fa i suoi cento comizi parlando di una città gioiosa, dove tanta gente vive con difficoltà ma che vorrebbe restare, continuare a sognare una vita migliore e diversa. Una lezione che i caporioni del Partito democratico americano fanno fatica ad accettare. Per loro, e le tante sconfitte non hanno insegnato nulla, alle scelte di destra fondate sulla paura e sul delirio bisogna rispondere, nei fatti, riproponendo misure incentrate sempre sul controllo e sicurezza che toglie spazi di libertà. Mamdani mette in crisi anche il suo partito, perché è giovane, sa parlare col suo ‘popolo’ attraverso i social che conosce e sa come usare. Affronta le questioni, anche le più spinose, con l’occhio di chi vuol capire, di chi vuol ascoltare, di chi pensa al bene dei più e non dei pochi ricchi. Di chi crede ancora che la politica conti, che per davvero possa rendere la vita meno dura ai tanti che vivono male, che non ce la fanno ad arrivare a fine mese anche se si ammazzano di fatica, con uno o più lavori sottopagati. Trump e la sua setta gridano al pericolo comunista, Mamdani parla degli affitti che continuano a salire, di asili nido che pochi possono permettersi, di trasporti pubblici che non trasportano perché non arrivano.
Mamdani accetta il conflitto, non si sottrae allo scontro con la destra degli agiati ma il suo obiettivo non è quello di fomentare la rabbia ma focalizzarla, far capire che la scelta politica può cambiare il corso delle cose. Chi ha studiato la strategia usata da Mamdani e dal suo staff, che potrebbe esser utile anche a chi in Italia vuol battere la destra alle prossime politiche, ha individuato alcuni punti fondamentali: cominciare a parlare del problema in modo chiaro, poi spiegare la soluzione e il modo per risolverlo. Affitti cari? Bloccare gli aumenti di tutte le case popolari; finanziare e rendere gratuiti gli asili nido, così i genitori non devono scegliere se lavorare o metter su famiglia; rendere gratuiti i mezzi pubblici. Chi deve pagare? I super ricchi, che pagano tasse ridicole e vivono fregandosene dei problemi di tutti. I vecchi marpioni del Partito Democratico, lo stesso di Mamdani, seguono questa campagna con paura. Per loro è meglio spargere chiacchiere a valanga, parlare di ‘affitti accessibili’, ‘sicurezza per la classe media’, ‘opportunità per tutti’. Parole vuote che finora hanno solo portato sconfitte. Il Dem Cuomo cerca di metterlo in difficoltà parlando della sua poca esperienza? Mamdani lo snobba e rilancia con un sondaggio agli elettori: ‘se l’affitto è basso votate Cuomo, se è alto votate Mamdani’. I 700 milioni di dollari per rendere gratuiti i mezzi pubblici? Sforbiciare il miliardo di dollari in crediti d’imposta che l’amministrazione Trump regala a Elon Musk. Insomma, mentre i vecchi burocratici politici democratici aspettano che passi la tempesta Trump, o altri che la buttano sempre in caciara sullo scontro di classe, Mamdani chiarisce i compromessi, chi paga, chi ne beneficia, cosa cambia o deve cambiare. Soprattutto si mostra ed è disponibile, va dappertutto, non cambia messaggio a seconda del pubblico che ha di fronte, sicuro che tutti possano comprendere e condividere. Anche sul versante della sicurezza e del ricorso alle forze di polizia invocato dalla destra, non si è sottratto, per lui comunque la polizia non dovrebbe essere l’unica risposta alla rete di sicurezza sociale ridotta a pezzi, perché solo questa alla fine garantisce più di qualsiasi azione repressiva, fa sentire tutti più al sicuro. E per quelli che hanno ancora dubbi? Il candidato Mamdani ha lanciato la sfida: “…a coloro che hanno paura di lasciarsi andare alla speranza, chiedo: quando mai la dignità è stata concessa? In un epoca di oscurità New York può essere la luce. E possiamo dimostrare che la politica che pratichiamo non deve essere basata sulla paura né sulla mediocrità, che potere e valori non devono necessariamente essere in conflitto”. Il 4 novembre la risposta.
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