(Adnkronos) – Utilizzo smisurato e bisogno di curarsi. Sono queste le motivazioni che spingono alcuni tossicodipendenti a recarsi a San Patrignano. All’interno della struttura lavora il responsabile terapeutico Antonio Boschini, che spiega all’Adnkronos come si arriva all’ultima fase: la dipendenza. “La storia di chi è dipendente inizia in adolescenza, con la cannabis o il binge drinking. Poi alcuni progrediscono tra i 18 e i 20 anni, iniziando a utilizzare le droghe sintetiche, come le anfetamine, stimolanti, ecstasy, chetamina e allucinogeni”, dice Boschini.
Il responsabile su un aspetto è chiaro, la sostanza che dà più dipendenza e che porta la maggior parte delle persone a San Patrignano “è la cocaina, per via nasale, che solitamente si usa insieme all’alcol, e sotto forma di crack, spesso associato alla cannabis e all’eroina”. Boschini sostiene, invece, che il “fentanyl non sia ancora entrato nel mercato. Di persone che lo usano sapendo di farlo ce ne sono pochissime, poi non escludo che, ogni tanto, l’eroina sia tagliata con un po’ di fentanyl”.
Un metodo insidioso, che utilizzano gli spacciatori, è quello di adescare i giovani per renderli dipendenti dalle sostanze e portarli a spacciare a loro volta. Secondo Boschini “non è una novità, perché chi fa uso di droga è costretto, per poi poterla avere a sua volta, a farsi dare dallo spacciatore qualche grammo per rivenderla e guadagnarsi la dose per sé. Si tratta di un mercato come un altro, la promozione c’è a tutti i livelli”. Il terapeuta spiega anche che gli adolescenti “è raro che siano dipendenti, nel nostro centro vengono perché sono mandati da un Giudice in maniera preventiva, non hanno un uso continuativo ma strumentale delle sostanze”.
Eppure, qualcosa è cambiato nel rapporto tra gli adolescenti e le droghe. “Ora ci sono molte più sostanze disponibili rispetto a una volta – continua Boschini – ed è per questo che per prevenire la tossicodipendenza bisogna iniziare a dire che le droghe non vanno usate perché il nostro cervello, quando le assume, viene alterato. Ma è una messaggio che bisogna iniziare a dare precocemente, non a 17 anni”, conclude.


