| SORIANO NEL CIMINO – È stata rinviata al 3 aprile l’udienza presso la Corte d’Appello di Roma relativa al ricorso presentato da Gabriele Gallinari, attore e attuale proprietario della Torre di Chia, storica dimora che fu di Pier Paolo Pasolini. L’udienza era prevista per martedì mattina alle ore 11, ma non si è potuta svolgere a causa di un problema tecnico: il fascicolo di primo grado, infatti, non sarebbe stato trasmesso dal Commissario degli usi civici di Viterbo al giudice competente. Il ricorso di Gallinari è volto a contestare la sentenza di primo grado, con cui la Torre di Chia è stata dichiarata gravata da usi civici, una condizione giuridica che potrebbe compromettere la piena titolarità della proprietà. L’impossibilità di procedere con la discussione ha imposto quindi lo slittamento della causa, che resta in attesa del completamento della documentazione necessaria per l’esame in appello. Alla vigilia dell’udienza, l’attore aveva confidato all’Agenzia Dire: «Ho dato tutto per questo acquisto, ma ogni volta che metto mano a un restauro mi chiedo se abbia senso, poi penso a Pasolini e continuo. Mi devono tirare via con la forza da qui». La vicenda continua ad attirare attenzione per il valore storico e simbolico della dimora, legata indissolubilmente alla figura di Pasolini e al suo legame con il territorio. Una faccenda ingarbugliata che assume risvolti kafkiani, anche perché se la sentenza di primo grado fosse confermata, significherebbe che lo stesso scrittore, uno dei più celebri del Novecento, in quella casa «nel luogo più bello del mondo», come lo definì lui stesso, sarebbe stato abusivo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA |