| FIUMICINO – «Ci sono luoghi che raccontano più di mille parole la distanza tra la burocrazia e la realtà quotidiana. Uno di questi è il piccolo parco giochi che si trova su un terreno di proprietà delle Generali Assicurazioni, in una zona di Fiumicino frequentata ogni giorno da famiglie, bambini e ragazzi. Oggi quello spazio, che potrebbe essere un punto di incontro, di gioco e di socialità, versa in una condizione di evidente degrado: giostre divelte, pavimentazione sconnessa, area verde trascurata. Un simbolo — purtroppo — di tante occasioni mancate». Lo dichiara il segretario di Azione Fiumicino, Gianmarco Irienti. «Eppure, – spiega Irienti – la soluzione è a portata di mano, se solo ci fosse la volontà di agire con pragmatismo e visione. Il terreno è privato, sì, ma nulla vieta che il Comune di Fiumicino stipuli con Generali un accordo di gestione temporanea, magari per un periodo definito — cinque, dieci anni — che consenta di rendere l’area nuovamente funzionale, sicura e fruibile da tutti. In cambio, l’amministrazione potrebbe farsi carico della manutenzione e della valorizzazione del parco, trasformandolo da spazio abbandonato a luogo di comunità. Si tratterebbe di un modello semplice, già sperimentato in molte città italiane: partenariato tra pubblico e privato con obiettivi chiari, tempi definiti e impegni reciproci. Da un lato, il Comune guadagnerebbe un’area verde a disposizione dei cittadini senza dover sostenere costi di acquisizione; dall’altro, il proprietario vedrebbe valorizzato un bene oggi in disuso, contribuendo al benessere della collettività. Ma ciò che serve, prima ancora dei documenti e delle delibere, è la volontà politica e umana di fare. La volontà di dire che non è normale lasciare un parco giochi in quello stato, che i luoghi della socialità sono una parte essenziale della qualità urbana, e che la cura degli spazi comuni è la prima forma di civiltà. Fiumicino ha bisogno di esempi concreti di collaborazione, di progetti che uniscano invece di dividere. Un piccolo intervento come questo — se gestito bene, con trasparenza e senso civico — potrebbe diventare un modello replicabile: un modo per dimostrare che, anche partendo da un’altalena arrugginita, si può ricostruire fiducia tra cittadini, istituzioni e imprese. È una questione di visione progettuale, certo, ma anche di umanità e responsabilità condivisa. Perché le città non si cambiano con le parole: si cambiano restituendo vita ai loro luoghi», conclude il segretario di Azione Fiumicino. |