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Successo straordinario per la presentazione del “Codice del banco Chigi” di Catia Galimberti

ALLUMIERE – Un’Aula Nobile stracolma, gremita, avvolta da un silenzio attento e da un’atmosfera vibrante: così Allumiere ha accolto, giovedì pomeriggio, la presentazione del libro di Catia Galimberti “Il codice del Banco Chigi”. Un appuntamento culturale, ma anche un viaggio collettivo dentro l’anima profonda del paese, che ha riportato alla luce radici, memorie, storie dimenticate e personaggi straordinari. A catturare subito lo sguardo è stato il tavolo dei relatori: al centro, un maestoso cristallo di allume di rocca, circondato dai fazzolettoni delle Contrade, adagiate su un drappo rosso: un’immagine potente e poetica che richiamava quel “filo rosso” che unisce il passato al presente, simbolo della storia mineraria e dell’identità profonda di Allumiere. Ad aprire gli interventi è stato il sindaco Luigi Landi, che ha definito il volume «una testimonianza fondamentale per non perdere memoria delle radici di Allumiere. Ha saputo valorizzare le eccellenze locali e restituire alla comunità un patrimonio prezioso. Sono molto felice perché questo libro rappresenta una testimonianza fondamentale per non perdere memoria delle radici di Allumiere e della sua storia. Catia ha portato avanti da sola un lavoro imponente, fatto di studio e ricerca, dimostrando un attaccamento straordinario al nostro territorio». Un elogio sentito, che ha trovato eco nel lungo applauso della sala. Molto apprezzata anche la decisione dell’autrice di destinare parte del ricavato alla creazione di borse di studio per la ricerca e la scrittura creativa rivolte agli alunni di Allumiere. Un gesto che ha commosso il pubblico e che rende il libro un vero atto d’amore verso le nuove generazioni. Affascinante e chiarissimo l’intervento della vicesindaca e assessora alla Scuola Marta Stampella (noto avvocato), che ha illustrato lo Statuto del 1530, uno dei testi che la Galimberti analizza nel suo libro. La Stampella ha spiegato la complessità del testo, redatto in un volgare settecentesco, evidenziando come l’analisi sia stata impegnativa ma estremamente affascinante. Ha ricostruito la struttura istituzionale dell’Allumiere del Cinquecento: “il Podestà, espressione dello Stato Pontificio, con potere giudiziario; il Consiglio Segreto e il Consiglio Generale; il Camerlengo; gli ufficiali; il cancelliere; e gli interessanti “irinali”, due cittadini incaricati della manutenzione pubblica. Pur incompleto, lo statuto mostra una sorprendente autonomia amministrativa e una società regolata da norme articolate: tutela della proprietà agricola, certezza del credito, presenza del fideiussore, tutela patrimoniale della dote femminile, fino a un articolato sistema penale che prevedeva reati moderni come gioco d’azzardo, porto abusivo di armi e reati d’onore. Era ammesso il ricorso alla tortura, con attenuanti e remissioni soprattutto per i più poveri. Curiosa, tra le attenuanti, quella legata all’invasione di animali nei terreni dei vicini, testimonianza della centralità dell’agricoltura nella vita quotidiana”. Tra i presenti anche le rappresentanti della Pro Loco di Allumiere, la presidente Maria Pinardi e la consigliera Ilia Pomponi, che hanno voluto esprimere il loro sostegno all’autrice. Molto sentito l’intervento della presidente Pinardi: «Mi complimento con Catia Galimberti per questa opera straordinaria. Ho letto il libro e ne sono rimasta profondamente colpita: ho scoperto tantissime cose che non conoscevo e, attraverso queste pagine, mi sono innamorata ancora di più del nostro paese. Auspico che tutti i lettori possano appassionarsi come è successo a me. Ringrazio Catia anche per il gesto delle borse di studio: consentiranno ai giovani allumieraschi di avvicinarsi alla ricerca, di scoprire notizie, studiare documenti e scrivere del loro paese, mantenendo vivo l’amore per le proprie radici». Quando la parola è passata a Catia Galimberti la sala si è stretta attorno a lei con un ascolto carico di emozione. L’autrice ha raccontato che tutto è nato da una scintilla: la scoperta che in una tomba etrusca di Tarquinia era stato trovato un filo di lana tinto. Un dettaglio che rivelava che l’allume era usato secoli prima della celebre “scoperta” del 1460. Da quel filo – fragile, antico, potentissimo – è iniziato un viaggio di quattro anni tra archivi, documenti, storie, miti, leggende. Galimberti è diventata così una esploratrice delle memorie perdute, ricomponendo vite e destini di uomini e donne che hanno intrecciato la loro esistenza con il cristallo di allume. Uno dei passi più suggestivi del libro, ricordato dall’autrice, mostra come tutte le stoffe più pregiate d’Europa, dalle etrusche alle fiorentine, dalle fiamminghe alle inglesi, fossero colorate con l’allume di Allumiere. «Possiamo dire – ha spiegato Galimberti – che l’allume di Allumiere ha colorato gli abiti della storia dal 1460 in poi”. Il libro racconta anche passioni e legami profondi: l’amore tra Agostino Chigi e Francesca Ordeaschi e quello tra Raffaello e la Fornarina (Margherita Luti); la figura incredibile di Cristofora Margani, la prima “donna manager” della storia locale e il profetico destino di Giovanni da Castro, a cui un astrologo predisse che proprio ad Allumiere avrebbe trovato l’allume. Galimberti ha poi affascinato il pubblico con la storia del Santuario della Sughera, nato per volontà di Agostino Chigi dopo il ritrovamento dell’effigie della Madonna sotto un albero di sughero. Un’immagine che poi fu rubata dai francesi, ma nel santuario resta la copia e una piccola porticina che mostra la pianta di sughero dove fu trovata la sacra effige. Chigi, profondamente devoto, fece erigere la chiesa, il convento e fece apporre una lapide con cui affidava la sua famiglia alla Madonna della Sughera. Molto affascinante anche la parte dedicata al celebre codice segreto del banco Chigi: un codice binario, basato sulla sostituzione di cifre con lettere e pseudonimi, che il banchiere usava per nascondere informazioni delicate. «Di Chigi – ha detto Galimberti – sappiamo tanto, ma altrettanto resta ancora nascosto. Era un uomo geniale, stimato dai potenti e dagli umili, e noi allumieraschi possiamo essere fieri di averlo nella nostra storia”. Grandissimo entusiasmo per il figurante Fabrizio Nassi, arrivato dalla Toscana in abiti cinquecenteschi, che ha interpretato Agostino Chigi con eleganza e credibilità (con abito preso in orestito dalla Contrada Polveriera). Applauditissimi i poeti dell’APA – Velleda Profumo, Angela Sgamma, Giulio Caparbi, Anna Sgamma e Sandro Cirilli – che hanno declamato sonetti, versi improvvisati e i celebri stornelli di Sor Capanna. Una poesia è stata dedicata proprio a Catia Galimberti. Emozionante anche la lettura dell’attore Remo Cirilli, che ha dato voce a un brano del libro con intensità e grande sensibilità. Tra le autorità presenti anche l’assessore Simone Ceccarelli, il consigliere Duccio Galimberti, il parroco don Roberto Fiorucci e, da Tolfa, il consigliere Domenico Lucianatelli. Presenti le rappresentanti delle associazioni Snoq Allumiere, Femminile plurale, Avis, Circolo Berlinguer, Anpi e Croce Rossa, dell’associazione Amici della Musica e la professoressa Brunella Franceschini. A complimentarsi con la Galimberti anche l’ex sindaco Augusto Battilocchio. La presentazione si è conclusa con un momento conviviale, durante il quale i presenti hanno voluto complimentarsi con l’autrice, i relatori, i poeti e il figurante. Il firmacopie è stato un abbraccio simbolico tra la comunità e la sua storia. Catia Galimberti ha lasciato il tavolo dei relatori accolta da un lunghissimo applauso, emozionata e grata. “Il codice del Banco Chigi” non è solo un libro: è un viaggio, una rinascita della memoria; è un dono d’amore alla comunità di Allumiere, un ponte luminoso tra passato e futuro. È un’opera che tutti, ad Allumiere e non solo, avranno voglia di leggere. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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