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Intesa Sanpaolo, 11 borse di studio per dottorati umanistici e tesi su disabilità

MILANO (ITALPRESS) – La Fondazione Intesa Sanpaolo Ente Filantropico, ha consegnato alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano, nel consueto evento annuale dedicato alle Università, le borse di studio che da nove anni eroga per i progetti di dottorato in discipline umanistiche. Questa edizione, che ha confermato l’ammontare complessivo di 375 mila euro, ha premiato le Università di Chieti-Pescara, Basilicata, Verona, Palermo e Foggia. Le borse di studio prevedono percorsi di ricerca della durata di tre anni finalizzati a valorizzare, promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale italiano, con particolare attenzione ai temi di grande attualità quali l’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, i nuovi scenari della formazione, la tutela e/o valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale, i linguaggi dell’attualità.
“Per noi è un momento importante nella vita della fondazione. Nel corso degli ultimi anni abbiamo anche aggiunto i premi di laurea sulla disabilità, non dimentichiamo infatti che la tutela del diritto allo studio per le persone con più bisogno è uno degli asset fondamentali della fondazione. E ci fa particolarmente piacere, fra l’altro, fare questa cerimonia e dare questi premi proprio nella giornata internazionale dei diritti dei disabili”, ha commentato Roberto Cereda, Presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo ente filantropico.
Nel corso degli anni, l’impegno della Fondazione è stato notevole: dalla sua nascita nel 2008, sono stati deliberati oltre 35,8 milioni di euro a favore delle persone di Intesa Sanpaolo in condizione di difficoltà, borse di studio universitario per giovani svantaggiati, sostegno a enti e progetti dedicati alla solidarietà verso le persone bisognose e a favore di mense e dormitori. Di questi, circa 11 milioni di euro sono stati erogati per il diritto allo studio e per l’alta formazione.
Nel corso del 2025 sono stati deliberati interventi relativi all’attività istituzionale per oltre 3,5 milioni di euro, di cui circa 600 mila euro destinati a dipendenti, pensionati e loro familiari in situazione di svantaggio; oltre 800 mila euro per borse di studio universitarie e progetti di dottorato e oltre 2,1 milioni di euro per interventi di solidarietà – come mense e dormitori – e progetti a favore dei più bisognosi.
Un altro motivo di apprezzamento è la copertura nazionale dei progetti messi in campo dalla Fondazione, che arrivano a coinvolgere atenei da tutto il paese. “Viene coperta volutamente tutta Italia e ne siamo ben felici – ha aggiunto Cereda – Ringraziamo, tra l’altro, tutte le università che lavorano insieme a noi ormai da da anni, ci seguono e ci danno tutto il supporto per poter mettere a terra in modo sempre più qualitativo queste iniziative. Abbiamo quindi una rappresentazione territoriale un pò di tutto il paese: per noi è un altro elemento importante avere la presenza di tutte le aree geografiche del paese proprio in virtù di questo senso di sostegno completo e complessivo che la fondazione si prefigge di dare”.
Nel giorno dedicato ai diritti delle persone con disabilità, sono stati assegnati sei premi per tesi di laurea magistrale di ricerca sperimentale per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità, in particolare se correlate al lavoro, all’inserimento lavorativo, alla digitalizzazione come strumento compensativo, per un valore complessivo di 18 mila euro, confermando il ruolo cruciale della conoscenza nel promuovere inclusione, consapevolezza e partecipazione. I progetti vincitori di questa terza edizione provengono dalle Università di Roma “La Sapienza”, di Modena e Reggio Emilia, di Padova, di Catania e di Urbino “Carlo Bo” e hanno preso in considerazione studi metodologici e applicativi sul tema della disabilità in diversi ambiti, tra cui la comunicazione, l’inclusione lavorativa, Scienze Biomediche e Biotecnologiche, Scienza dell’Educazione. L’iniziativa è stata confermata anche per il prossimo anno.
Da parte loro i progetti vincitori delle borse di studio per dottorati in discipline umanistiche, oltre a riferirsi ad argomenti di peculiare interesse, si sono ricondotti alla tematica della dissonanza, intesa come tensione tra valori e comportamenti, tra identità e rappresentazioni, tra attese sociali e vissuti reali. Un elemento che accomuna i progetti dei dottorati ai premi assegnati alle tesi di laurea magistrale sul tema della disabilità.
Tra i premi assegnati compare quello di Vanessa Casu, dottoressa magistrale in Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “La narrazione della disabilità nei media: tra rappresentazioni mainstream e autorappresentazioni”.
Non solo con la sua dissertazione, ma attraverso la sua stessa esperienza di vita ha cercato di mostrare come una disabilità fisica possa non essere un ostacolo così insormontabile.
“Ricevere questo premio in questa giornata fa assolutamente la differenza e per me è stato doppiamente importante essendo io stessa una ragazza disabile che vince un premio per la tesi sulla disabilità – racconta -. Faccio molte cose nella mia vita: mi sono laureata con lode, sono una cantautrice polistrumentista e pratico kickboxing a livello agonistico. Ma prima di diventare chi sono oggi, molto di quello che avevo pensato prima di diventare una persona con disabilità non era vero: tutte le informazioni che avevo captato sulle disabilità, soprattutto nel mondo della cecità, erano errate”.
Secondo Casu, questo avviene perchè “quando cerchiamo di informarci su internet o sui media a proposito di questo fenomeno, ci imbattiamo spesso in film dove il cieco è stereotipato” e rappresentato come la persona “che si domanda come farà da sola, sempre accompagnata, mai autonoma, limitata… E alla fine finisci per assumere quasi le sembianze di quanto stai apprendendo di quel mondo sconosciuto”.
“Allora ho deciso di fare la mia tesi proprio su questo: ho analizzato come i media tradizionali si siano evoluti verso i nuovi (serie TV, Amazon Prime, Netflix, le nuove piattaforme) e come l’autorappresentazione sia stata tanto importante. Vedere lo stesso disabile che ti mostra la sua vita è quello a cambiare davvero le cose, perchè in tal caso tu non lo puoi più immaginare perchè lo stai vedendo davvero mentre si esprime e da lì capire davvero qual’è la vita di una persona con disabilità, che poi è quello che sto facendo io ad oggi. Il messaggio che lancio oggi è che sei tu che puoi decidere se fare diventare la tua disabilità un limite o semplicemente una condizione diversa. Se vuoi, ce la puoi fare: puoi trovare il tuo modo di studiare e di fare tutto quello che vuoi nella vita”.

– Foto xh7/Italpress –

(ITALPRESS).

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